Da diversi mesi, oramai, capita quasi giornalmente di ascoltare grida di allarme da parte delle associazioni di categoria sulla difficoltà di reperimento di manodopera. Gli esempi che ogni volta sentiamo riguardano quasi esclusivamente edilizia, metallurgia e in generale settori industriali. L’unica eccezione la si registra all’approssimarsi della campagna ortofrutticola o vitivinicola, in prossimità delle quali le organizzazioni agricole lanciano l’allarme sulla difficoltà di veder garantito un personale adeguato alle previsioni di raccolta.
La realtà che anche la nostra Cooperativa tocca ogni giorno con mano non si discosta molto da queste narrazioni. Da tempo, infatti, anche il comparto agricolo nel suo insieme registra una sempre crescente difficoltà a garantire la copertura dei livelli occupazionali necessari alle previsioni produttive. Anche C.A.C. non fa eccezione.
Nel territorio cesenate, probabilmente anche in virtù di un andamento economico positivo dell’economia locale che naturalmente accogliamo con positività, sta emergendo una sempre maggiore difficoltà nel trovare personale agricolo. Una difficoltà che non è solo di C.A.C., ma che viene confermata anche da altri attori e cooperative del territorio.
“Complice” lo sviluppo che la Cooperativa ha avuto negli anni recenti, ci troviamo oggi a confrontarci con una situazione ribaltata rispetto al passato, in cui non si è più nell’imbarazzo di dover scartare curricula, ma spesso ci si trova nell’affanno di ricercarne. Una situazione nuova, quindi, che ci spinge a imbastire soluzioni nuove e maggiormente efficaci.
Dobbiamo in questo partire dalla narrazione, spesso abusata e comunque non più veritiera, che in campagna e nei magazzini agricoli non servano competenze, preparazione e formazione. Oggi più che mai i risultati si costruiscono attraverso la capacità collettiva di contribuire agli obiettivi prefissati, sia in termini di qualità che di economicità. Il settore sementiero ha inoltre particolarità proprie legate alla specificità delle lavorazioni, che richiedono formazione continua e dedicata, ma anche apprendimento acquisito operando e competenze raggiunte lavorando: tutti elementi che difficilmente potrebbero essere trasmessi in un’aula di formazione. Basti pensare a quanto determinate lavorazioni di officina siano “sartoriali”, ossia fatte su misura per le specifiche lavorazioni che le macchine devono operare in campagna o in magazzino (giusto per citare uno degli ambiti in cui non è semplice rafforzare il personale).
Tutto ciò dimostra come in realtà il lavoro agricolo non sia per sua natura precario, perché è interesse di ogni azienda poter continuare a contare sulla professionalità delle persone che in esse crescono e si formano. Per noi cooperative è inoltre un elemento distintivo, in quanto è anche attraverso il lavoro che si sviluppa la dignità delle persone.
La nostra esperienza, come quella di tante altre realtà del comparto agricolo, è la dimostrazione di come la difficoltà di reperimento di manodopera sia un fattore trasversale ai settori e non specifico di qualcuno, e come sul lungo periodo rischi di diventare un elemento di scarsa competitività per il comparto e per la filiera italiana. Non poter contare su un organico certo, formato, su cui è possibile sviluppare progetti di crescita personale e professionale, ha inevitabilmente riflessi sull’efficienza delle aziende. Per noi cooperatori questa è una responsabilità in più, perché siamo consapevoli di come dai nostri risultati dipendano le annate di tanti soci produttori. Ed è un elemento che ci chiama ad un impegno ancora maggiore.
Di Ufficio Tecnico C.A.C., da “C.A.C. informa” Sementi News numero 4 maggio 2022